I sistemi appartenenti a questa generazione non avevano al loro interno un microprocessore, ma erano degli specifici automi a stati finiti senza codice, composti da circuiti a logica discreta che implementavano tutti i diversi aspetti del gioco stesso. Le ultime console di questa generazione inglobarono la parte principale della circuiteria su circuiti integrati (“pong su un chip”) come la serie dei chip di Pong dell’Atari e la serie AY-3-8500 della General Instruments.

Dopo diversi esperimenti e prototipi,  Ralph Baer ultimò quella che sarebbe diventata la prima console della storia, la Magnavox Odyssey: lanciata nel 1972, era costituita da una parte analogica (l’output e il sistema di controllo) e da circuiteria digitale.

L’Odyssey non fu un grande successo commerciale, soprattutto per lo scarso marketing della stessa Magnavox; fu infatti nel 1975 che con PONG della Atari (ma distribuita dalla catena di negozi Sears), le console casalinghe conobbero una grande popolarità, sebbene l’ideatore Nolan Bushnell si fosse ispirato proprio alla Odyssey, vista in una dimostrazione prima del lancio. Il suo successo portò all’invasione del mercato da parte di diversi cloni, tra i quali la Coleco Telstar (a sua volta prodotta in parecchie versioni differenti). La prima generazione terminò nel 1976 con l’uscita della Fairchild Channel F, sistema programmabile tramite cartucce rimovibili.

Lascia un commento